“Il trambusto della città; le persone che passano; i luoghi in cui persone diverse vanno e vengono: queste sono le cose che mi ispirano”.
giudice del ns Premio Bianco e Nero 2024, Tatsuo Suzuki è un pluripremiato fotografo giapponese, le cui immagini viscerali esaltano il potere unico del bianco e nero.
Espressivi, atmosferici e assolutamente accattivanti, i rendering stigiani "di strada" di Suzuki sono inconfondibilmente le opere di un abitante giapponese, evocazioni del distinto linguaggio visivo plasmato dal grande daido moriyama e i suoi compagni membri del provocare movimento tra la fine degli anni '60 e '70.
Suzuki è nata a Tokyo, Giappone in 1965, proprio come Takuma Nakahira e Yutaka Takanashi (Moriyama si unì poco tempo dopo) stavano gettando le basi per quella che sarebbe diventata sia una pubblicazione di breve durata che, più in particolare, (e significativamente perenne) un movimento artistico.
Ha raggiunto l'età adulta come provocarel'influenza di Enoshima stava raggiungendo il suo apice, ma non iniziò a fotografare seriamente fino al 2008, quando catturò un'immagine candida per le strade di Enoshima (una piccola isola appena a sud di Tokyo) che gli fece capire che era questa iterazione del mezzo che voleva perseguire.
A parte un anno alla scuola di fotografia, è completamente autodidatta e come i suoi compatrioti di cui sopra, predilige l'intuizione e la soggettività rispetto all'accuratezza tecnica. Unendo istantanee dinamiche della vita quotidiana con ritratti "in primo piano" catturati per le strade, la sua pratica articola la sua visione distinta della città: le sue complessità uniche, le sue idiosincrasie e lo spirito.
“Non compongo spesso uno scatto e aspetto il momento giusto per farlo. La bellezza di street photography sta catturando un'immagine che non riesco nemmeno a immaginare. Tendo a rilasciare l'otturatore quando i miei sensi si sincronizzano con la scena in città. È principalmente una questione di percezione sensoriale”.
L'influenza di Moriyama, et al. è innegabile, ma l'inquadratura claustrofobica di Suzuki e l'attenzione alla fisionomia ricordano (a volte) anche iconici fotografi di strada come Bruce Gilden, mentre è l'iconico documentarista sociale del 20° secolo, Robert Frank, e il fotografo inglese emergente, Jack Davison, entrambi che cita come le sue principali influenze fotografiche.
Sebbene due professionisti stilisticamente e cronologicamente disparati, l'opera di entrambi chiarisce il valore di acromatismo (molto simile al lavoro del nostro protagonista), mentre l'audace vernacolarismo del primo, insieme a elementi del linguaggio visivo sperimentale e, a volte, surreale di Davison, possono essere individuati anche nel lavoro di Suzuki.
"Mi piace il mondo della fotografia in bianco e nero, in esso la presenza del soggetto è più forte e la fotografia in bianco e nero richiede più immaginazione perché il mondo reale è a colori".
Da quel momento epifanico circa quattordici anni fa, Suzuki si è costruita una reputazione in erba all'interno dei circoli fotografici. Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti ed ha esposto a livello internazionale in diverse occasioni, tra cui a Photo Shanghai nel 2015 e Londra nel 2016. Nel 2020, Attrito / Tokyo Street, una sua vasta collezione street photography, è stato pubblicato da Steidl.
Ora vive a Yokohama, ai margini della capitale giapponese, dove continua a catturare l'intensità cupa della città in quelle stesse tonalità monocromatiche che i suoi eminenti antenati ritenevano così felici. La sua accattivante opera trasmette la sua sensibilità artistica unica e rappresenta una testimonianza del profondo potenziale della fotografia in bianco e nero.
Tutte le immagini © Tatsuo Suzuki